GIORNATA INTERNZIONALE PER L'ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA SULLE DONNE
NADIA MURAD PREMIO NOBEL PERLA PACE 2018
Nell’agosto 2014 la tranquilla esistenza di Nadia Murad, ventenne yazida del Sinjar, nell’Iraq settentrionale, viene improvvisamente sconvolta: con la ferocia che li contraddistingue i militanti dello Stato Islamico irrompono nel suo villaggio, incendiando le case, radunando i maschi adulti uccidendone 600 a colpi di kalashnikov e rapiscono le donne, caricandole su autobus dai vetri oscurati. Per Nadia e centinaia di ragazze come lei, giovanissime, inizia un vero calvario. Separate dalle madri e dalle sorelle sposate, scontando l’unica colpa di appartenere ad una minoranza che non professa la religione islamica, vengono private di ogni dignità di esseri umani: per i terroristi dell’ISIS saranno soltanto sabaya, schive, merce da vendere o scambiare per soddisfare le voglie dei loro padroni. L’abisso della prigionia, gli stupri selvaggi, le torture fisiche e psicologiche, le continue umiliazioni, insieme al dolore per la perdita di quasi tutti i parenti, vengono raccontati da Nadia, miracolosamente fuggita, con le parole semplice e dirette di una ragazza qualsiasi. Le tremende sevizie le hanno lasciato cicatrici indelebili sul corpo e nell’anima, ma anziché ridurla al silenzio, cancellandole l’identità, l’hanno spinta a farsi portavoce della sua gente e di tutte le vittime dell’odio bestiale dell’ISIS.
Oggi Nadia è una donna libera, che ha scelto con coraggio di
denunciare al mondo intero il genocidio subito dal suo popolo, non per invocare
vendetta, bensì chiedere giustizia affinché i colpevoli compaiano di fronte
alla Corte penale internazionale dell’Aia
e vengano giudicati e condannati per i loro orrendi crimini contro l’umanità.
Ma il suo messaggio è soprattutto un pressante invito a non lasciarsi
sopraffare dalla violenza e a conservare
intatta, sempre e comunque, la fierezza delle proprie radici, con una lettera
d’amore a una comunità e a una famiglia distrutte da una guerra tanto assurda
quanto spietata.
Nadia Murad
L'ultima ragazza
Nel novembre 2015, un anno e tre mesi dopo che l'ISIS era arrivato a Kocho, il mio villaggio, mi recai in Svizzera , dove parlai al Forum delle Nazioni Unite a Ginevra sui problemi delle minoranze.
Per la prima volta avrei raccontato la mia storia davanti ad un vasto pubblico. Rimasi sveglia quasi tutta la notte a Nisreen, l'attivista che aveva organizzato ilo viaggio, pensando cosa dire. Volevo parlare di tutto quanto: i bambini morti di disidratazione fuggendo dall'ISIS, le famiglie ancora bloccate sulla montagna, le migliaia di donne e bambini rimasti prigionieri, e quello che avevo visto, i miei fratelli sul luogo del massacro. Ero solo una tra le migliaia di vittime yazide. La mia comunità era stata dispersa, gli yazidi vivevano da profughi dentro e fuori l'Iraq. C'erano tantissime cose che il mondo doveva sapere sugli yazidi. La prima parte del viaggio era in treno attraverso i boschi ombrosi della Germania. Le immagini sfuocate degli alberi sfrecciavano accanto al mio finestrino. La foresta mi spaventava, era cosi diversa dalle vallate e dai campi dello Sinjar, ed ero felice di trovarmi in treno anziché a piedi tra gli alberi. Era comunque bellissima, la mia nuova casa cominciava a piacermi. I tedeschi ci avevano accolti nel loro paese; sentivo storie di comuni cittadini che aspettavano l'arrivo di treni e aerei carichi di siriani e iracheni in fuga. In Germania avevamo la speranza di entrare a far parte di una società e non restarne semplicemente ai margini. Per gli yazidi in altri paesi era più difficile. Alcuni rifugiati erano arrivati in luoghi dove era chiaro che non erano ben accettati, nonostante gli orrori dai quali scappavano. Altri yazidi intrappolati in Iraq stavano cercando disperatamente l'occasione per andarsene, e quell'attesa andava ad aggravare la loro sofferenza. Non c'era un buon motivo per negare a persone innocenti un posto sicuro in cui vivere.
Volevo dire tutto questo alle Nazioni Unite quel giorno.
Volevo dire che c'era ancora tantissimo da fare. Dovevamo stabilire una zona sicura per le minoranze in Iraq, perseguire l'ISIS, dai leader fino ai cittadini che ne avevano appoggiato le atrocità, per genocidio e per crimini contro l'umanità.
Le donne e le ragazze scappate dall'ISIS avevano bisogno di aiuto per ricongiungersi e costruire una società, e i loro abusi andavano aggiunti alla lista di crimini di guerra dello Stato Islamico.
Mi avevano concesso solo tre minuti per parlare, cosi Nisreen mi aveva suggerito di tenere un discorso semplice. "Racconta la tua storia aveva detto". Era un'idea spaventosa. Sapevo che, se volevo che la mia storia lasciasse il segno, avri voluto essere quanto più possibile onesta. Avrei dovuto parlare di Hajji Salman e delle volte in cui mi aveva stuprata, della notte terrificante al posto di blocco di Mosul e di tutti gli abusi ai quali avevo assistito. Decidere di essere onesta è stata una delle scelte più dure che abbia mai dovuto fare, e anche la più importante.
Leggendo il mio discorso tremavo. Con tutta la calma di cui ero capace, parlai di quando Kocho era stato occupato e io e le altre ragazze eravamo state prese come sabaya. Raccontai di essere stata stuprata e picchiata ripetutamente, e di come alla fine ero riuscita a fuggire. Parlai dei miei fratelli e di come erano stati uccisi.
Quando tornai in Germania dissi a Nisreen che, ogni volta che avesse avuto bisogno di me, sarei andata ovunque e avrei fatto qualsiasi cosa potesse essere utile. Non avevo idea che presto avrei collaborato com gli attivisti di Yazda e che lì sarebbe iniziata la mia nuova vita.Ora so di essere nata nel cuore dei crimini contro di me.
N.Murad, L'Ultima ragazza, Mondadori 2017, pag 325,326,327
La poesia femminile nel mondo arabo
La lirica è il genere letterario per eccellenza nel mondo arabo, un mondo che si esprime in una lingua dal lessico infinito e dalle meravigliose potenzialità fonetiche.
Quando a scrivere però sono delle donne, la poesia non è solo una forma d'arte, ma anche e soprattutto il desiderio di raggiungere e superare i limiti imposti dalla tradizione. Una sfida che le donne, vivono sulla carta, scrivendo poesie, e nella propria realtà quotidiana. Nei loro versi entrano temi di attualità, come la guerra, o eterni, come le inquietudini esistenziali, l'amore, il corpo.
La poesia diventa uno strumento di rivendicazione sociale e politica, nonché un inno alla libertà, che nel mondo arabo è un bene prezioso, non solo per le donne.
FAWIZIYYA ABU KHALID (Arabia Saudita)
E difficile immaginare la ribellione, la sovversione,
l’emancipazione in un paese come l’arabia Saudita, dove l’ideologia wahhabita
sopprime e reprime le donne, costrette a subire, costrette a subire soprusi e
radicali discriminazioni in nome di precetti definiti coranici.
Eppure la resistenza femminile esiste e lotta dall’interno.
La principale rappresentante, emblema della rivoluzione letteraria rosa saudita
è senza dubbio Fawiziyya Abu Khalid.
Il suo operato letterario e sociale è stato irto di
difficoltà. Non è casuale che le sue prime raccolte di poesie siano state
pubblicate a Beirut e non nel suo paese natale.
L’aspetto più sconcertante e innovativo della sua produzione
è il linguaggio. Espressioni come “fare l’amore”, “corpo della donna”, “seni”,”
capezzoli” costellano la sua poesia con estrema naturalizza. La Abu Khalid non
teme neppure di prendersi gioco dell’uomo, ovvero di quel guardiano, senza il
quale una donna saudita non è nessuno.
A un uomo
Pensavo che tu potessi
essere un cane fedele
Un cavallo arabo
selvaggio
un precursore di un
qualche Dio
che non ha lo stesso
sapore dei datteri secchi della tribù.
Per me ho stracciato
il contratto di eredità con il passato
sradicando gli alberi
della mia tribù
abbracciando la
libertà dei fuorilegge.
Ahimè ho scoperto
che la tua spina
dorsale
era solo una colonna
di nebbia gelata
nello specchio orientale
di Narciso
E tu: niente di più
più di un messaggero
del Sultano
un altro ruffiano
che osanna le virtù
dei frutti
sella Mezzaluna
Fertile.
JOUHANNA HADDAD ( Libano)
Una delle esponenti di punta della poesia araba
contemporanea, responsabile delle pagine culturali di un celebre quotidiano
libanese. Jouhanna usa la poesia come strumento di provocazione e rivalsa,
nonostante sia figlia di un paese dove la donna è più libera nel corpo e nella
mente rispetto agli altri paesi arabi.
In questa poesia eleva un inno a quello che lei considera, e
che nell’insieme del mondo arabo è ancora, un bene prezioso non solo per le
donne.
Libertà
Costruiamo castelli in aria
Navighiamo sui nostri sogni
Liberiamo una gazzella in aperta campagna
Coloriamo la terra con i colori del cielo
Recintiamo le sabbie nel deserto
Con l’erba del cuore e le lacrime della generosità
Affinché tu possa abitarvi
Scuoterti e raccoglierti
Rafforzarti e trasgredire
Stupirti e sottrarre
Ogni cosa che ti assomiglia
Occupare le tue pupille
Affinché tu possa guardare con sguardo nuovo
Camminare o volare
Abitare nella tempesta
o nell’etere
Superare le sorgenti e lo stagno.
Tu sei libero di pensare
Sei ribelle, il mago oppure il naufrago
Nelle tenebre del deserto
Sei libero di volare
Sei libero di fare qualsiasi cosa
Schiavi di oi stessi, dei nostri amori, dei nostri sovrani
Schiavi dei confini, dei sensi, delle parole
Schiavi delle apparenze, dell’abitudine e delle credenze
Schiavi sottomessi
Sognatori
Ribelli
Fendete il cuore che vi ha ferito
Gettatelo nel fuoco!
Liberatevi degli abiti consunti
Diffondete le foreste
Fuggite dai vostri carnefici
Razziate le navi perché sono le vostre mura
Fate tacere gli anni e i secoli
Per allontanare le vostre anime
Scalate i miracoli con la vostra fantasia
Siate l’inizio e la fine
Il sole e la luna
Condensate gli elementi dell’universo nei vostri cuori
Colpite a fondo, per il vostro signore
Per il vostro signore
Non è forse la libertà cibo squisito?
NAZIK AL- MALA’IKA
(Iraq)
Poetessa figlia di una poetessa, è stata una promotrice e
teorica del verso libero nella poesia araba.
Questa poesia, forse la sua più celebre, leva forte la
denuncia sulla condizione della donna nei quartieri popolari di Baghdad.
L’apporto del lavoro di Mala’ika alla poesia assume un
valore aggiunto perché la poetessa ha saputo coniugare l’impegno a favore della
poesia in versi liberi con quello sociale e culturale a favore
dell’emancipazione della donna.
ORAZIONE FUNEBRE PER UNA DONNA INSIGNIFICANTE
Ci ha lasciati senza
un pallore di gota o un fremito di labbra
Le porte non hanno
sentito nessuno narrare della sua morte
nessuna tenda alle
finestre stillante dolore
si è levata per
seguire il suo feretro sino a che non scompaia
dalla vista
a eccezione delle
poche persone che si sono commosse al suo
ricordo.
La notizia si è
dissolta nei vicoli senza che il suo eco si
diffondesse
e si è rifugiata
nell’oblio di alcune fosse
la luna ha pianto
questa tragedia
la notte non se ne è
curata e si è trasformata in giorno
quindi è giunta la
luce con le grida del lattaio, il digiuno,
il miagolio di un
gatto Affamato tutto pelle e ossa,
le liti dei
commercianti, l’amarezza, la lotta,
i bambini che lanciano
pietre da un lato all’altro della strada
le acque sporche dei
canali e i venti che giocano da soli
con le porte delle
terrazze
in un oblio pressoché
totale.
La notte chiede che
sono
Sono la sua insonne
intimità, profonda e oscura,
sono la sua voce
ribelle
vedo la mia realtà con
il silenzio e avvolgo il mio cuore nel dubbio
e triste, fisso lo
sguardo, mentre i secoli mi chiedono,
chi sono.
Il vento chiede chi
sono,
sono il suo spirito
confuso
negato dal tempo
sono come lui, senza
meta
continua a viaggiare
a passare senza sosta
e quando raggiungo un dirupo
credo possa
rappresentare la fine del dolore
ma poi è il vuoto
il destino chiede chi
sono
sono un gigante che
racchiude i secoli
per farli poi
rinascere
ho creato il lontano
passato
dalla felicità di una
speranza senza fine
per poi sotterrarlo
per inventare un nuovo
ieri,
il suo domani è
ghiaccio.
Anche io mi chiedo chi
sono.
Sono la confusione che
fissa le tenebre
Nulla mi da pace
Continua a porre
domanda ma la risposta continuerà a celarsi in un miraggio
Continuo a credere che
sia vicina
Ma se la raggiungo
svanisce
Si estingue e
scompare.
Filmografia
Alcuni siti interessanti
https://www.lastampa.it/2017/03/15/societa/se-l-andata-a-cercare-il-video-che-combatte-le-
giustificazioni-di-stupro-E1Dg2Ge4GyhzWaHRlDpa9H/pagina.html
http://www.casadelledonne-bs.it/
http://www.casadelledonne-bs.it/