GIORNO DELLA MEMORIA 


             Giornata internazionale per la commemorazione delle vittime dell’olocausto 





                                      

LA RISIERA DI SAN SABBA


    Campo di detenzione con forni crematori a Trieste





lL grande complesso di edifici dello stabilimento per la pilatura del riso – costruito nel 1898 nel periferico rione di San Sabba – venne dapprima utilizzato dall’occupatore nazista come campo di prigionia provvisorio per i militari italiani catturati dopo l’8 settembre 1943 (Stalag 339). Verso la fine di ottobre, esso venne strutturato come Polizeihaftlager (Campo di detenzione di polizia), destinato sia allo smistamento dei deportati in Germania e in Polonia e al deposito dei beni razziati, sia alla detenzione ed eliminazione di ostaggi, partigiani, detenuti politici ed ebrei.
Nel sottopassaggio, il primo stanzone posto alla sinistra di chi entra era chiamato “cella della morte”. Qui venivano stipati i prigionieri tradotti dalle carceri o catturati in rastrellamenti e destinati ad essere uccisi e cremati nel giro di poche ore. Secondo testimonianze, spesso venivano a trovarsi assieme a cadaveri destinati alla cremazione.
 Al pianterreno dell’edificio a tre piani in cui erano sistemati i laboratori di sartoria e calzoleria, dove venivano impiegati i prigionieri, nonché camerate per gli ufficiali e i militari delle SS, le 17 micro-celle in ciascuna delle quali venivano ristretti fino a sei prigionieri: tali celle erano riservate particolarmente ai partigiani, ai politici, agli ebrei, destinati all’ esecuzione a distanza di giorni, talora settimane. Le due prime celle venivano usate a fini di tortura o di raccolta di materiale prelevato ai prigionieri: vi sono stati rinvenuti, fra l’altro, migliaia di documenti d’identità, sequestrati non solo ai detenuti e ai deportati, ma anche ai lavoratori inviati al lavoro coatto (tutti i documenti, prelevati dalle truppe jugoslave che per prime entrarono nella Risiera dopo la fuga dei tedeschi, furono trasferiti a Lubiana, dove sono attualmente conservati presso l’Archivio della Repubblica di Slovenia). Prima della seconda guerra mondiale gli ebrei triestini erano circa 5000. Dopo le leggi razziali fasciste del 1938 e l’istituzione anche a Trieste di uno dei famigerati ”Centri per lo studio del problema ebraico” (erano quattro in tutta Italia), molti ebrei decisero di emigrare all’estero. Ciò nonostante i nazisti riuscirono a deportare nei campi di sterminio più di 700 ebrei triestini. Di questi solo una ventina sopravvissero e fecero ritorno. Nella Risiera, inoltre, accanto agli ebrei triestini furono imprigionati e poi deportati anche moltissimi ebrei catturati in Veneto, in Friuli, a Fiume e in Dalmazia.
Il controllo poliziesco, la repressione politica, razziale, antipartigiana, vengono affidati alla supervisione delle SS il cui comandante, Odilo Lotario Globocnik, triestino di nascita, legato ad Himmler e già organizzatore dei massacri di oltre due milioni e mezzo di ebrei in Polonia (Aktion Reinhard), si installa a Trieste con un nutrito seguito di ”professionisti” della morte, già distintisi in modo sinistro nelle varie operazioni di sterminio in Germania, Polonia, U.R.S.S. e nei campi della morte nazisti di Belzec, Sobibor e Treblinka.
Con Globocnik arrivano a Trieste gli uomini dell’Einsatzkommando Reinhard, ben novantadue specialisti tra i quali numerose SS ucraine, uomini e donne.
Gli Einsatzgruppen o Einsatzkommandos erano reparti speciali, creati allo scopo di ”condurre la lotta contro i nemici ostili al Reich alle spalle delle truppe combattenti” e di svolgere compiti di particolare ”impegno” per l’attuazione della politica di occupazione, di repressione e di sterminio praticata dal Terzo Reich nei territori invasi.